Vini Ceretto: una storia di famiglia
I Fondatori
Alla ricerca dei cru, una geniale intuizione
Selezionare le vigne nelle posizioni storicamente più valide era l’obiettivo dei due fratelli Bruno e Marcello Ceretto. Questa idea, derivata da un viaggio in Borgogna, avrebbe dato ragione alla famiglia e reso i vini Barolo e Barbaresco tra i più apprezzati al mondo. Una rivoluzione, all’epoca, per un territorio in cui il concetto di cru era totalmente sconosciuto, ma, soprattutto, una geniale intuizione. Una vera lotta, la loro, intrapresa col padre Riccardo, che le uve le comprava per poi vinificarle. “Incominciate un percorso difficile, la terra non ha mai creato ricchezze a nessuno” sosteneva Riccardo, ma i testardi Bruno e Marcello non avevano dubbi “siamo per la terra al cento per cento, la cantina certo un poco conta, comunque i grandi vini si fanno con l’uva”. Iniziano quindi a sognare etichette che portino il nome del vigneto e su cui appaia anche la sua fotografia: “così chi beve quel vino ha sotto gli occhi la vigna da cui proviene. La vigna è storia, i nomi delle colline restano nel tempo, non mutano e questo rafforza la qualità e la credibilità dei vini qui prodotti. Una vigna la puoi cercare, visitare, toccare, sempre”. Nel 1986 The Wine Spectator, forse la più influente rivista americana nel mondo del vino, mette in copertina i due fratelli langaroli chiamandoli Barolo Brothers. Bruno e Marcello hanno meno di 50 anni, ma non si fanno travolgere da quella che è una consacrazione ufficiale, a cui tutti aspirano ma pochi riescono ad ottenere. Oggi si sono mantenuti fedeli a se stessi, non hanno smesso di sognare e combattere per un obiettivo giusto. Intanto la Langa è cresciuta con loro e con chi, come loro, antepone al proprio nome quello della terra che li ha fatti nascere e li ha accompagnati per tutta la vita.
“La vigna è storia, i nomi delle colline restano nel tempo. Una vigna la puoi cercare, visitare, toccare sempre.” Marcello Ceretto
Ieri – i cru e i vigneti di proprietà “Ci abbiamo messo quarant’anni per acquisire le vigne di proprietà, perché le grandi vigne non le vende mai nessuno; il problema era il grande frazionamento, e poi le vigne sono considerate un bene storico, inalienabile, difficilmente si vendono. All’inizio degli anni 60 avevamo scelto la nostra strada, seguendo l’indicazione veronelliana dei cru e cercavamo le vigne più importanti: non potendo acquistarle compravamo le uve, dicendo ai vignaioli che se avessero voluto venderle a noi interessavano. Abbiamo vinificato per 10 anche 15 anni uve non nostre poi, una vigna alla volta, per stanchezza, o perché il proprietario invecchiava e i figli non ne volevano sapere, noi compravamo”. Bruno Ceretto


Oggi – Una rivoluzione in vigna: l’agricoltura biologica e biodinamica
“L’agricoltura sostenibile è per noi un nuovo punto di partenza, che ci condurrà verso nuovi obiettivi ed entusiasmanti risultati. Rispettare la terra sotto i nostri piedi e i frutti che ci offre significa rispettare noi stessi, salvaguardando la salute di tutti.
Significa inoltre produrre un vino sano e anche buono. Voglio essere promotore, nella mia terra, di una nuova cultura del biologico. Sento che è la strada giusta.”Alessandro Ceretto
Nel 2010 abbiamo iniziato a seguire l’approccio biologicosu tutta la superficie vitata aziendale (160 ettari complessivi), ottenendo con la vendemmia 2015 la Certificazione. Parallelamente dal 2010 abbiamo approcciato anche il modello biodinamico nel Barolo e nel Barbaresco: oggi sono condotti in biodinamica tutti i nostri cru (20 ha), a cui si aggiungono i vigneti della Tenuta Monsordo Bernardina, per un totale di circa 30 ha. Dati i risultati positivi emersi dalle prime verifiche, il nostro traguardo per il futuro è di arrivare a coltivare in biodinamica la totalità della nostra superficie vitata, con le dovute tempistiche, studi e approfondimenti continui che questo approccio richiede.
La Filosofia
“Più che un lavoro il nostro è un divertimento. Una certezza è il metodo impostato di mio padre: far vivere ai clienti la nostra cultura e conoscere la bellezza del nostro territorio, le Langhe”. Federico Ceretto